Le Origini Antiche: Etruschi e Romani
L’attività metallurgica nella zona di Follonica ha radici antichissime. Scoperte archeologiche, come quelle avvenute nella località di Rondelli, hanno dimostrato che già gli Etruschi tra il VI e il V secolo a.C. avevano scelto quest’area per la lavorazione dell’ematite, il minerale di ferro proveniente dall’isola d’Elba. La vicinanza all’Elba, ricca di minerali, e la presenza di fitte foreste che fornivano il combustibile (il carbone di legna), rendevano il luogo ideale per la produzione siderurgica.

Il Periodo Mediceo e Granducale
Dopo un periodo di declino, la metallurgia a Follonica rifiorì a partire dal XVI secolo grazie alla politica siderurgica dei Medici. Nel 1578 furono creati due altiforni, uno a Follonica e uno nella vicina Valpiana. Il nucleo originario delle fonderie follonichesi si trovava dove oggi sorgono il Museo MAGMA e la Biblioteca Comunale.
Tuttavia, il periodo di massimo splendore e innovazione si ebbe sotto il Granducato di Toscana, in particolare con il Granduca Leopoldo II. Nel XIX secolo, furono costruite le Reali e Imperiali Fonderie, che resero Follonica un’eccellenza nel settore. Leopoldo II ordinò la costruzione di un nuovo impianto, affidando il progetto all’ingegnere francese Henry Auguste Brasseur. Quest’ultimo progettò un forno fusorio con soffieria ad aria calda, un’innovazione tecnologica all’avanguardia per l’epoca.
Da questa produzione non uscivano solo manufatti industriali, ma anche vere e proprie opere d’arte in ghisa. A Follonica nacque una fonderia artistica che diede vita a una scuola di ornato e disegno. Molte di queste opere furono esportate in tutta Italia, come la balaustra del Duomo di Firenze e i colonnini di Piazzale Michelangelo.
L’Era dell’ILVA e la Chiusura
Nel XX secolo, le fonderie di Follonica furono acquisite dalla Società ILVA. L’attività siderurgica continuò, con ampliamenti e ammodernamenti, fino a quando lo stabilimento non chiuse definitivamente il 21 febbraio 1960. Le attrezzature vennero smantellate e parte delle maestranze fu trasferita alle acciaierie di Piombino.
Il Patrimonio Industriale e il Museo MAGMA

L’area delle ex fonderie, testimone di secoli di storia industriale, è stata in parte recuperata a uso civile. Edifici storici come l’Officina Meccanica (oggi Biblioteca della Ghisa), la Fonderia n. 1 (divenuta un centro fieristico) e la Fonderia n. 2 (riconvertita in teatro), hanno trovato una nuova vita.
Il cuore di questa memoria storica è il Museo delle Arti in Ghisa della Maremma (MAGMA), allestito all’interno del Forno di San Ferdinando, l’edificio più antico della città-fabbrica ILVA. Il museo, che ha documentato la storia siderurgica della zona fin dal 1998 (allora con il nome di Museo del Ferro e della Ghisa), offre un percorso espositivo interattivo e multimediale che racconta la storia della metallurgia locale, dalla lavorazione etrusca fino all’epoca moderna. All’interno si possono ammirare reperti archeologici, modelli in legno, fusioni in ghisa e installazioni che ricostruiscono il processo di fusione.
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